Cerebrovascular Diseases Published online September 21 2021.
In questo recentissimo articolo Peter Langhorne delinea la storia e l’evoluzione delle cure dei pazienti con ictus, considerando gli importanti risultati ottenuti dalla nascita dei primi modelli di assistenza circa 50 anni fa sino alle più moderne terapie della fase acuta utilizzate ai giorni nostri.
I primi tentativi di gestione dei pazienti con ictus hanno portato alla creazione negli anni ’50 e ’60 di un team multidisciplinare di specialisti che operavano in una singola unità (stroke-unit) utilizzando trattamenti riabilitativi in combinazione con le cure della fase acuta dell’ictus.
Si dovranno attendere gli anni ’80-90 per i primi studi consistenti e la prima revisione sistematica per ottenere la dimostrazione dell’utilità di questi interventi: i risultati delle analisi mostravano che i pazienti con ictus avevano meno probabilità di morire se erano gestiti in una stroke-unit rispetto alle cure nei reparti convenzionali.
L’autore dell’articolo sottolinea come la rilevanza di queste ricerche non fosse rappresentata solo dagli importanti risultati, ma soprattutto dall’aver posto le basi per la costituzione di un gruppo di ricerca collaborativa, la Stroke Unit Trialists’ Collaboration, che aveva come obiettivo l’ ottimizzazione delle informazioni disponibili sulle stroke-unit ed il continuo aggiornamento sui risultati sulla ricerca in questo ambito. Il lavoro di questo gruppo di ricerca continua tutt’ora e ha prodotto diverse revisioni sul tema, con aggiornamenti frequenti sino alla più recente versione nel 2020.
Questi lavori di revisione hanno permesso di evidenziare: 1) che le diverse stroke-unit , sebbene abbiano spesso modelli diversi, condividono la presenza di uno staff multidisciplinare dedicato e con specifica formazione sulla malattia cerebrovascolare e la riabilitazione e l’ applicazione di protocolli di lavoro standardizzati; 2) che gli effetti di questi modelli organizzativi non sono validi solo sulla sopravvivenza ma anche sulla riduzione di ospedalizzazione e disabilità anche nel lungo termine; 3) che i benefici apparenti sono indipendenti dall’età del paziente, dal sesso, dal tipo di ictus o dalla gravità iniziale, ma che i vantaggi più evidenti sono dati da stroke-unit con sede in un singolo reparto, piuttosto che le unità definite “ mobili”.
Le sfide attuali di questo campo includono l’implementazione e la creazione di modelli alternativi di stroke-unit nelle aree con risorse limitate e la ricerca di misure efficaci nella cura di aspetti specifici dei pazienti con ictus (protocolli riabilitativi, controllo metabolico, prevenzione delle infezioni). Infine, si sottolinea la fondamentale necessità di una integrazione del sistema di cura delle stroke-unit, ormai raccomandato per tutti i pazienti affetti da ictus, insieme alle più moderne terapie di riperfusione, trombectomia e fibrinolisi endovenosa, che riguardano gruppo più ristretto di pazienti.
Pertanto, secondo Peter Langhorne, l’obiettivo più importante da raggiungere ai giorni nostri per i pazienti affetti da ictus deve essere la realizzazione di un sistema di cure complementari dove si permette l’accesso alle più moderne e tecnologiche terapie, senza peraltro smantellare i percorsi delle stroke-unit, ormai consolidati e considerati di per se stessi altamente efficaci.